Marine di Nardò

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Parlando di mare e spiagge, potrebbe sembrare strano un articolo dedicato alla città di Nardò. Tuttavia, questa cittadina ha tantissime marine molto amate e riconosciute, che le fanno avere un piede (con una pianta lunga 20 km) anche nel mare e, nello specifico, nello Ionio, che s’infrange, com’è noto, sul versante occidentale del Salento. Ecco perché è bello parlare anche della città principale e non sempre e solo delle varie marine. Inoltre, dobbiamo farlo notare, Nardò ha tantissimo da vedere  e si trova a pochissimi km dalle marine più belle del Salento. Cosa si potrebbe volere di più?

 

La città

Nardò è una cittadina abbastanza grande, in provincia di Lecce, nota soprattutto per le sue tante marine, una più bella delle altre. La storia di Nardò, tuttavia, non è legata solo ed esclusivamente al suo mare, ma ha origini ben più remote. Nelle grotte di Uluzzo, località facente parte del territorio di Nardò, sono stati trovati dei reperti preistorici, che sono stati datati come risalenti all’era Paleolitica. Ma nonostante questa antichissima testimonianza, dobbiamo dire che la città nacque nel VII secolo a. C. grazie ai Messapi, che proprio in quel periodo arrivarono sul territorio dando vita a molti insediamenti.

Ma la storia di Nardò come la si conosce ora iniziò quando l’attuale Santa Maria al Bagno venne conquistata dai romani che fecero sì che Neretum diventasse un municipium romano, sino alla sua caduta. Da quel momento Nardò iniziò a fare parte dell’impero bizantino e ne divenne un fulcro fondamentale, grazie soprattutto alla sua posizione che rendeva possibile avere molti sbocchi sul mare. P

roprio per queste ragioni, la città è stata lungamente contesa da tutti i popoli che cercavano di ottenere dei vantaggi conquistandola e ciò significa che il passaggio di tutti questi colonizzatori ha arricchito notevolmente la città di tantissime testimonianze.

Nonostante le distruzioni dei barbari, che rimasero a Nardò sino al 1055, con l’arrivo dei Normanni e dei monaci benedettinim che si insediarono nella abbazia di Santa Maria di Nerito, la città riprese a respirare. Ma fu all’epoca del feudalesimo e Nardò divenne un centro molto importante, grazia alla famiglia dei Del Balzo, e degli Acquaviva. 

Nardò conobbe anche i moti carbonari, ma  la città conobbe il suo splendore massimo negli anni della seconda guerra mondiale, dato che creò una sinagoga e un kibbutz, per salvare moltissimi ebrei. La città i Nardò è stata insignita con la Medaglia d’Oro al merito civile nel 2005.

Cosa vedere

La risposta alla domanda cosa vedere a Nardò potrebbe risultare scontata: le marine. Ma non è tutto, ve lo possiamo assicurare: a Nardò c’è molto altro.

Iniziamo con il consigliare la Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta, creata in sostituzione della storica chiesa di Santa Maria di Nerito. Si tratta di una basilica, molto classica nella sua architettura che, però, conserva vari affreschi di prestigio e il Crocifisso, che venne realizzato nel XIII secolo, che ha come peculiarità quella di essere realizzato con legno di cedro nero.

Altra chiesa degna di nota è quella di San Domenico, che risale al 1500. Dello stesso periodo anche la Chiesa dell’Immacolata, che è considerata uno dei capolavori della pietra leccese. Ci sono, infine, la Chiesa di Santa Chiara, la Chiesa della Beata Vergine Maria del Carmelo, la Chiesa di Santa Maria della Purità, la Chiesa di San Trifone, la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, la Chiesa di Santa Teresa e la Cripta di Sant’Antonio Abate, dove si possono vedere moltissimi affreschi in stile bizantino.

In stile neoclassico, invece, è il Seminario Vescovile. Facendo un altro giro in città ed esulando da quelle che sono le architetture religiose, a Nardò non si può non visitare il Palazzo dell’Università, o Palazzo di Città, nato per ospitare il Sindaco dei Nobili e il Sindaco del Popolo nel XVI secolo. Si noti bene che questa struttura è stato anche sede del Tribunale di Lecce. Ma non è tutto, perché ci sono anche il Sedile e il Castello Acquaviva, oltre alle varie Torri Costiere e alle masserie, fortificate.

Le marine

Santa Maria al Bagno dà il benvenuto nel paesaggio balneare neretino, e non ci poteva essere località più adatta allo scopo, giacché tra i suoi “segni particolari” vi sono le famose “Quattro Colonne” che, maestose e imponenti, rimandano col pensiero a quando, nel 1500 circa, fu innalzata la torre del fiume Galatena (di cui i quattro bastioni angolari rappresentano quel che resta) contro le incursioni saracene, assai frequenti data l’appetitosa “esca” delle sorgenti d’acqua dolce che scorrevano nei pressi della struttura fortificata. Per fortuna, però, il presente è meno oscuro, anzi brilla la distesa del mare cinta dalla scogliera o dalla piccola spiaggia di sabbia anche presente.

Tocca poi a Santa Caterina, procedendo in direzione nord, rapire l’occhio del turista col suo paesaggio a gradoni che discende verso il mare, abbracciato da un’alta scogliera. Un panorama completato dalle antiche torri sentinelle e dalla vegetazione tipica della macchia mediterranea.

Dopo Santa Caterina, si passa ad uno spettacolo esclusivo, “per pochi”, quello che manda in onda il “Parco naturale regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano”: solcato dalle 4 vele di Legambiente per il 2012, offre ai visitatori 516 ettari di pineta lussureggiante, antiche torri (Torre dell’Alto e Torre Uluzzo), grotte riconosciute dagli studiosi come la culla dell’uomo moderno (la Grotta del Cavallo), infine un versante roccioso e ciottoloso da cui, tuffandosi, si corre il “rischio” d’incappare nelle sorgenti d’acqua dolce tipiche di una zona carsica come questa.

Il litorale neretino termina sulla spiaggia di Sant’Isidoro, che deriva il suo nome da un’antica torre fatta costruire nel XVI secolo da Carlo V contro gli attacchi dei Saraceni.


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